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Igor Nastic

Inauguriamo il nostro Blog alla grande: un’intervista ad un Campione, un Ambasciatore dello Sport, Triatleta, Swimrunner, Allenatore, ovunque vada fa parlare di se. Kona, Engadina, Svezia Italia….il vero spirito da Swimrunner, senza confini, lui è a casa ovunque ci sia da fare del sano sport, lui ha amici ovunque. Grande allenatore e motivatore, amante del suo (e anche mio) Lago Maggiore, e di tutto quello che ci sta attorno. Commentatore sportivo, giornalista. Io ho avuto la fortuna e l’onore di conoscerlo qualche annoi fa, lui era già famoso (io non lo sarò mai). Igor, lo riconosci dal sorriso piacevole e sereno (tipo “tu nella mia scia ci stai due secondi e dopo ciaooo”), dagli occhi vivi, vivaci. Igor non ha età, Igor è umile, quando gli chiedono il curriculum sportivo….lo racconta sottovoce. Igor è….Igor. Se lo vedi correre veloce, sta solo facendo riscaldamento. In acqua sembra un pesce ma dice che non “tira mai”, eppure è sempre davanti….lontano! Abbiamo fatto subito amicizia, abbiamo in comune la passione per la birra e la bella compagnia, e il fatto di non prenderci mai sul serio. Quando lo conosci, impari sempre qualcosa, qualsiasi cosa faccia, anche quando non fa nulla, perché fa sempre tutto bene e con il massimo impegno, lui ci mette sempre il cuore e la passione. Ecco, solo a scrivere queste righe di presentazione (in pochissimi non sanno chi è Igor Nastic), e di cose su di lui c’è ne sono da scrivere, io mi emoziono.

Partiamo con il riscaldamento: in tre parole ci racconti le emozioni in 5 edizioni di Kona?

“In tre parole ti direi caldo, vento e ancora caldo. Scherzi a parte, malgrado i discutibili livelli di ego ed esaltazione di alcuni partecipanti, la gara, per quanto il percorso sia piuttosto monotono, ha un fascino incredibile. Vivere l’atmosfera di Kailua-Kona 3 o 4 giorni prima della gara è davvero magico. È bello pure assistere al sipario mentre cala, ovvero qualche ora dopo aver tagliato il traguardo, quando ti crolla la stanchezza addosso e a tratti ti sembra di essere la persona più sola della terra. Solo l’eco dello speaker che accompagna l’arrivo di qualche ultracentenario ti ricorda, secondo il cerimoniale dell’American Dream, che “You are an Ironman!””

Un giorno ti sei svegliato e ti sei detto: da oggi farò Swimrun….e andrò sul podio in Engadina. Voglio sapere cosa ti ha portato nello splendido mondo dello Swimrun.

“Era inizio 2015 e su Facebook avevo visto un video promozionale sull’Engadin swimrun. Qualche giorno dopo incontro per caso Jean Marc Cattori in piscina e gli chiedo: ti va di tornare a gareggiare per una gara un po’ strana da fare a coppie e che si svolge nei Grigioni? Ricordo che eravamo in lista di attesa e dopo qualche settimana ci giunse la conferma per la partecipazione.”

Hai fatto tante gare di Swimrun, vinte moltissime o sempre davanti. Io dico sempre che lo Swimrun è pura libertà, non ci sono confini geografici e mentali un’emozione continua, finita la terra nuoti, finita l’acqua corri, e via ancora: tu ti ci ritrovi? Cosa è per te lo Swimrun?

“Lo spirito delle gare è davvero, come scrivi, pura libertà. Basta superare il preconcetto, che presumo abbiano un po’ tutti, di nuotare con le scarpe. Penso che anche il triathlon ai suoi albori fosse così, poi col passare del tempo è stato “addomesticato”. A differenza della triplice, nelle prove di swimrun c’è una componente di avventura, incognita del percorso e contatto con la natura ancora maggiore. E spero che questo spirito resti inalterato a lungo.”

Io ti conosco da qualche anno, cuore e passione sono il tuo cibo quotidiano, anche tu vivi di emozioni?

“Sì e a volte forse esagero a lasciarmi trasportare dalle emozioni. Questo aspetto può anche rivelarsi un’arma a doppio taglio. Di solito gli “emotivi” faticano a superare le delusioni e a tavola sono incontenibili, proprio perché, come dici tu, ci cibiamo anche di stati d’animo. Fossi stato più severo e rigido con me stesso, avrei probabilmente ottenuto qualche risultato sportivo in più.”

Ti fermi mai a pensare a quello che fai e a come lo fai? Per chi ti conosce, sei una persona speciale...

“Un anno mi sono persino fermato a Kona a pensare e a mettere in dubbio quello che stavo facendo. Ai primi segnali di mal di schiena ho buttato la bici a terra e mi sono seduto a osservare il mare. Alle mie spalle sentivo passare centinaia di biciclette. A distanza di anni quella fotografia mi fa sorridere, ma in quel momento qualche lacrima l’ho versata.”

Dimmi qualcosa delle tue attività che ti impegnano la giornata, dei tuoi atleti e di come li contagi per fare sport.

“Sul piano professionale la mia attività principale è l’insegnamento a tempo parziale. Questo mi permette di dedicarmi anche al coaching e al giornalismo sportivo. Diciamo che sono i “miei” atleti a contagiarmi con il loro entusiasmo. Alcuni sono matti da legare - lo dico con affetto - e quindi penso che ci sproniamo a vicenda.”

I Bad Boys Ticino in Engadina, dimmi che hai fatto fatica?

“Al nostro debutto ci siamo preparati con molta improvvisazione, cercando di copiare i dettagli tecnici dai video che trovavamo su Youtube. A poche ore dalla gara stavamo ancora tirando elastici e incollando i pull buoy. Essendo in altura e non sapendo bene cosa ci attendeva, siamo partiti piuttosto tranquilli per poi cambiare marcia verso metà percorso. A tre quarti di gara avevamo diversi minuti di vantaggio sui leader di questa disciplina, che per il momento sono tutti nordici. Proprio l’altura e le tratte a nuoto si sono rivelate i nostri punti forti. Purtroppo nelle lunghe tratte finali a nuoto abbiamo fatto i conti con il freddo e in poco più di un chilometro abbiamo perso tutto il vantaggio. È stata una vittoria morale, ma sul podio siamo saliti come secondi.”

Hai fatto moltissime gare di Swimrun, ma a me interessa sapere cosa hai pensato nelle salite della Swimrun Cheers di Stresa (scrivi senza censura).

“All’ultima edizione mi sono ritirato proprio prima del famigerato salitone. Ho fatto l’errore da principiante di sperimentare il latte condensato a colazione. Il risultato è stato che i volontari della Croce Rossa mi hanno gentilmente dato un rotolo di carta igienica. Vi risparmio i dettagli.”

Come trovi le Swimrun nel nostro lago e nei nostri boschi?

“Tornando alla vostra gara, è straordinario attraversare le isole di corsa tra storiche ville, giardini botanici e pavoni in libertà. Gli scenari ti mozzano letteralmente il fiato. Nuotare in mezzo al Lago Maggiore regala emozioni incredibili e, complici l’adrenalina e le imbarcazioni dei volontari, non percepisci nessuna forma di paura. Anche la lunga tratta del lago di Mergozzo ha qualcosa di epico. Le salite effettivamente tagliano le gambe in due, ma nessuno ci obbliga a correrle. E poi la degustazione di birre artigianali come premio post gara è la ciliegina sulla torta. Il nostro lago ci unisce e su questo tema l’acqua è davvero metafora dell’amicizia. Dunque non posso che terminare con un… a presto!”

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